Ricetta trovata in un libro di storia antico.
La trascrivo tale e quale all'originale.
Questa ricetta la si deve a
Apicius conosciuto per la sua
stravaganza e la mania di grandezza, egli ricercava dei crostacei
più grandi possibile era capace di attraverare il mare in burrasca
solo per andar a comperare (anche se spesse volte tornava senza
nulla) dei molluschi, pesci o crostacei perchè più grandi che a Roma.
Colpa della sua mania di grandezza si rovinò totalmente.
Si avvelenò l'anno
104.
Vedi
Conditum paradoxum.
Preparazione :
In un cratere di bronzo andando sul fuoco versare
3’3 L. di vino
e
5 Kg. di
miele.
Nello scaldare si riduce il volume mescolando, ma si ferma
l'ebollizione aggiungendo del vino fresco.
Dopo raffreddamento lo si scalda di nuovo e questo varie volte.
L'indomani lo si schiuma.
È allora che lo si aromatizza con
120 gr. di
pepe pestato al
mortaio,
3’5 gr. di resina di lenticchia in polvere,
6 gr. di
zafferano e
6 gr. di malabrate,
5 datteri rammolliti nel vino e
i noccioli dei datteri grigliati (?) e del vino e ancora del vino.
Poi si scalda di nuovo sino ad ebollizione.
Quanta legna e vino perso penseremmo !
I Romani erano amatori di questi miscugli, durante i loro viaggi,
si poteva allungare di acqua degli estratti di miele zuccherati
e pepati per ricostituire dei
vina piperata.