Ricetta di
Cristoforo da Messisbugo, scritta su il Libro de arte coquinaria,
l'anno
1548 a Ferrara.
Piglia de la farina bellissima, et inpastala con biancho d'ovo et
con acqua rosa, overo con acqua communa.
Et volendone fare doi piattelli non gli porre più che uno o doi bianchi d'ova,
et fà questa pasta ben dura; dapoi fanne pastoncelli longhi un palmo et sottili
quanto una pagliuca. Et togli un filo di ferro longo un palmo,
o più, et sottile quanto un spagho, et ponilo sopra 'l ditto pastoncello,
et dagli una volta con tutte doi le mani sopra una tavola;
dapoi caccia fore il ferro, et ristira il maccherone pertusato in mezo.
Et questi maccharoni se deveno secchare al sole, et durerando doi
o tre anni, specialmente facendoli de la luna de agusto; et cocili in
acqua o in brodo di carne; et mettegli in piattelli con caso grattuggiato
in bona quantità, buturo frescho et spetie dolci. Et questi
tali maccharoni vogliono bollire per spatio de doi hore.
Prendi della
farina bellissima e impastala col bianco d’
uovo e
Con acqua rosa, ovvero con acqua comune.
E volendo fare due piatti non mettere più di uno o due bianchi d’uovo,
e fa questa
pasta ben dura, poi fanne dei bastoncelli lunghi un palmo
e sottili quanto una pagliucola.
Togli un fil di ferro lungo un palmo, o più, e sottile quanto uno spago,
e ponilo sopra alla suddetta pasta, e fagli un giro con le due mani sul tavolo,
poi togli il fil di ferro, e ritira il maccherone forato al centro.
Questi maccheroni devono seccare al sole, e si conserveranno dai due a tre anni,
specialmente facendoli con la luna di agosto; e cuocili in acqua o brodo di carne;
e impiattali con formaggio grattugiato in abbondanza, burro fresco e
spezie dolci.
E questi maccheroni devono bollire per due ore.